|
Dalla Prefazione di
Di Mauro Carrara
Pagine che si leggono senza soluzione
di continuità: tanta la curiosità di conoscere
cosa andremo a trovare dopo ogni capitolo: dopo una se pur frammentata
storia, che difficilmente troveremo in alcuni libri corposi,
di fascinosa iconografia che volano alti sopra i fatti generali
della storia, quella che comunemente e fin troppo elogiativamente
chiamiamo con la esse maiuscola, trascurando una semplice considerazione:
che non solo i grandi avvenimenti e personaggi fanno la storia,
ma anche quelli più piccoli, di apparente minore importanza.
Ricordo l'esempio che un professore, di quelli veri, che non
hanno nella loro eloquenza la retorica pomposa nell'esporre i
propri argomenti e concetti, per portare il suo dire alla comprensione
di chiunque definiva il grande fatto storico come la complessità
di un edificio costituito dalle semplici pietre e mattoni, ognuno
dei quali costituiva la piccola storia, il piccolo avvenimento,
il piccolo personaggio che erano l'ossatura portante sulla quale
si sosteneva lo stesso grande edificio.
Avvenimenti, leggende e personaggi che trovano un corretto e
affascinante spazio nelle pagine che seguono, sorretti egregiamente
dai disegni della signora Migliorini, esemplare corredo iconografico
alle
5 storie alle quali si affiancano.
Leggende e memoria storica. Questa cesura del libro in due parti,
che apparentemente possono sembrare letture nettamente diverse
e lontane tra loro, mi hanno sempre coinvolto, nel senso che
fin da quando iniziai ad interessarmi della ricerca storica relativa
al nostro territorio, ritenni che uno dei metodi migliori da
seguire affinché non si disperdesse tutto quanto la persona
stessa sapeva e poteva tramandare, raccogliendo una infinità
di notizie, contribuendo alla conoscenza di un notevole patrimonio
culturale che si era tramandato, non con lo scritto, ma con la
memoria storica. Se fosse stato possibile realizzare questo progetto
negli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, possiamo
immaginare quanto e quale materiale sarebbe oggi a nostra diposizione:
gli anni passano, le persone ci lasciano e con esse il loro bagaglio
culturale ormai perduto. Ma come si dice dalle nostre parti,
non è mai troppo tardi per cominciare; Lupi e Micheletti
hanno raccolto questa necessità ed hanno messo nero su
bianco le storie, leggende e vicende di personaggi che, con l'andar
del tempo avremmo dimenticato e le generazioni future difficilmente
avrebbero "sentito il sapore" di avvenimenti ingiustamente
considerati minori. Dicevo che solo apparentemente i narrati
dei due capitoli possono sembrare distanti tra loro, ma a parer
mio non è così: spesso la leggenda scaturisce da
un nucleo di verità; il vissuto dei personaggi non è
reso leggendario dal ricordo se pur sfumato dal passare del tempo?
Sappiamo che tutte le località, città o territorio,
che hanno un retaggio storico di notevole spessore (e Piombino
si può ben identificare in queste), hanno un ampio corredo
leggendario il più delle volte tramandato oralmente, ma
anche riscontrabile nelle fondamentali storie scritte e relative
in modo particolare al luogo di riferimento. Possiamo affermare
che nel caso di Piombino le leggende sono andate proliferandosi
proprio per la sua particolare storia, fatta di episodi non solo
localistici ma di interesse nazionale ed oltre, di Signori, Principi
e Principesse, Imperatori, uomini di cultura e scienziati di
fama internazionale, assassini, fresche e chi più ne ha,
più ne metta. Le leggende raccolte da Lupi sono quelle
che più di altre si sono tramandate nel tempo, ma altre
potrebbero essere degnamente raccontate a conferma che molto
nutrita è la parte leggendaria della nostra storia: basti
pensare a quella un po' "vespasiana" delle necessità
.corporali del paladino Orlando, che nel suo pazzesco girovagare
lasciò anche a Piombino il suo ricordo con lo Stronzo
d'Orlando, detto proprio alla piombinese e non come lo troviamo
in molte carte topografiche nelle quali il pudore (falso) lo
indicano Strunzo d'Orlando. O come la leggenda metropolitana,
come si direbbe oggi, dei camminamenti sotterranei che univano
le quattro poderose fortificazioni poste agli angoli del percorso
fortificato della città: dal Castello al Torrione e Rivellino,
per poi proseguire alla Cittadella, sede dei Signori e Principi,
fino alla Rocchetta per poi terminare il suo percorso nascosto
al Castello. Questi interrati li ho cercati per alcuni decenni,
e vado ancora cercandoli sia sul territorio che negli scritti
e disegni sparsi nei vari archivi. Per ora tutto tace, nessuna
traccia della loro esistenza. Solo informazioni verbali di alcuni
vecchi piombinesi che asserivano.... continua nel libro |