Librai indipendenti alla riscossa

 

 

Il 31/12/2004 terminerà inderogabilmente la fase di sperimentazione sulla disciplina del prezzo del libro prevista dalla Legge 62/2001 (art.11) in vigore.
Questo documento è il contributo che le nostre aziende, Librerie indipendenti, portano al dibattito politico – istituzionale in corso relativo alla emanazione di una riforma organica della normativa sul libro.
Noi pensiamo che la diffusione della lettura e la sua promozione debbano essere, in un paese avanzato, obiettivi primari assolutamente complementari all’istruzione.
La promozione della lettura e del sapere necessita di un progetto ampio e non estemporaneo, ampiamente condiviso dalle forze politiche e sociali del Paese.
L’Italia, come è noto, è fanalino di coda per indici di lettura e numero dei lettori e questo dato deve far riflettere.

Analisi del mercato editoriale/librario italiano

Negli ultimi 20 anni il mondo della produzione editoriale e della distribuzione libraria si è profondamente trasformato.
Oggi l’offerta culturale, prodotta da Case Editrici di varie dimensioni,spazia nei vari generi ed è il perno fondamentale dello sviluppo di un sapere pluralista, per questo va salvaguardata, ancor più se si considera che, già oggi, più del 70% del mercato è nelle mani di pochi gruppi.
Tale produzione editoriale arriva oggi all’utente attraverso canali diversi.
Esiste una rete ampia di Librerie indipendenti (di piccole, medie e grandi dimensioni, a volte anche catene o gruppi in franchising), non apparentate a gruppi editoriali, esistono Librerie di catene riconducibili alle Case Editrici, Librerie di catene estere, il canale della Grande Distribuzione Organizzata e le edicole.
Questa oggi è la rete di distribuzione del libro; è una rete consolidata e che va in ogni modo difesa, prescindendo da interessi commerciali di parte.
La produzione editoriale oggi è divisa fra un esiguo numero di titoli che consentono grandi volumi di vendita (i bestsellers) ed una grande quantità di titoli che hanno vendite molto limitate e che per effetto delle economie di scala sono al tempo stesso i più costosi, i meno remunerativi pur rappresentando un patrimonio culturale del nostro Paese che non è pensabile penalizzare.
Oggi un paese civile deve porsi il problema di come difendere e non mortificare questa produzione.
Si deve inoltre tenere conto delle indicazioni del Parlamento Europeo che ha sancito la bivalenza del libro come prodotto insieme commerciale e culturale.
Se questo assunto ha un fondamento ed una legittimità tutti i passi successivi per la promozione del libro e della lettura devono essere conseguenti.

Situazione delle Librerie indipendenti

Le aziende che rappresentiamo resistono da molti anni in una condizione di estremo disagio. Perché?
Negli ultimi 20 anni i costi per l’apertura, la gestione, l’ammodernamento, l’informatizzazione delle Librerie sono molto cresciuti.
I costi delle locazioni nelle posizioni commerciali hanno subito una tale lievitazione che ha spesso prodotto come risultato l’espulsione dai centri storici di Librerie di grande tradizione.
La Libreria indipendente mantiene la sua capacità professionale e di orientamento, proponendo un vasto assortimento di titoli e adeguati servizi fra cui il reperimento dei titoli non immediatamente disponibili.
Nelle banche dati del settore sono dati per attivi e commerciabili oltre 200.000 titoli. Le Librerie riescono a garantire una costante presenza di assortimento che va mediamente, a seconda della dimensione, dai 10mila ai 40mila titoli arrivando, in taluni casi, oltre i 100.mila titoli.
Come si è detto, di questi titoli solo pochi (i bestsellers) e quei titoli classici che noi chiamiamo evergreen, se venduti al prezzo fissato dall’Editore potrebbero garantire margini e rotazioni tali da sostenere la proposta della restante produzione garantendo così un sapere pluralista e una articolazione dell’offerta che vada al di là della narrativa (pensiamo alla poesia, all’arte, al teatro, alla filosofia, alla storia, alle scienze, etc.).

Il mercato del libro

La presenza sulla copertina del libro di un prezzo stampato (uso commerciale divenuto legge nell’attuale fase di sperimentazione introdotta il 1/9/01), pone i libri sullo stesso piano dei farmaci e della produzione di quotidiani e riviste.
A differenza però di questi generi che hanno precisi accordi di categoria e leggi di regolamentazione a tutela del rivenditore (farmacie e edicole) e del consumatore, nel mercato del libro vige una sostanziale mancanza di regole.
Ne consegue, da un lato che gli Editori possono comprimere al Libraio il margine dell’attività commerciale il quale non può rivalersi sul prezzo del bene innalzandolo, dall’altro che ogni utilizzo promozionale del bene, cioè la vendita con uno sconto sul prezzo stampato, si riflette sul conto economico dell’attività commerciale.
Come è noto sui titoli di grande tiratura hanno puntato le strutture della Grande Distribuzione Organizzata con offerte al pubblico che talvolta hanno superato lo sconto riconosciuto dagli Editori alle Librerie.
Nella sostanza, in presenza di un utilizzo del libro come bene – civetta, cioè quello che determina facilmente l’idea di convenienza di un punto vendita potendo l’eventuale promozione e/o sconto al pubblico riferirsi ad un prezzo certo, le attività di Libreria, per quanto organizzate, vedono ridotti i loro guadagni e penalizzata la possibilità di poter offrire un vasto assortimento ed un buon servizio.
La necessità di garantire visibilità alla maggior parte della produzione editoriale dovrebbe, di contro, interessare il legislatore attento allo sviluppo culturale del Paese.
Il prezzo imposto dall’Editore impedisce quindi al Libraio di far fronte all’aumento dei costi facendo leva sul prezzo così come può avvenire per quasi tutti i settori commerciali.
Il Libraio può quindi accettare il prezzo fisso, garanzia di eguaglianza di costo del libro in tutto il paese (si pensi ai testi scolastici ..) ma necessità di una regolamentazione che salvaguardi il libro dalle logiche scontiste e distorsive oggi presenti nel mercato.
Le Associazioni dei Consumatori appaiono miopi o forse incredule di fronte alla realtà rappresentata e chiedono che si elimini ogni limitazione alle promozioni.
Ma se così dovesse essere, non sarebbe più giusto e corretto ridare al mercato la sua vera libertà ed abolire il prezzo di copertina?
Il prezzo non dovrebbe formarsi nel libero gioco della concorrenza e del mercato?
Questa ipotesi spaventa tutti gli operatori del settore.
L’Europa è sempre andata nella direzione di una politica regolamentata per il libro, con l’eccezione dell’Inghilterra.
Tuttavia non risulta che ad oggi il Comitato Ministeriale che dovrebbe monitorare la sperimentazione dell’articolo di legge sul prezzo dei libri abbia avviato indagini e ricerche per analizzare altre realtà europee. Esiste una realtà, quella francese, dove la legge sul prezzo del libro resiste ai governi che cambiano da oltre 20 anni. Si può oggi affermare che quella legge, compresa dai consumatori, non ha danneggiato il mercato, ha prodotto lo sviluppo dell’indice di lettura senza penalizzare il tessuto della distribuzione libraria.
In Italia la sperimentazione aveva stabilito che, pur con le discutibili deroghe per le biblioteche e per le vendite via Internet, lo sconto massimo ammesso sul prezzo stampato sulla copertina fosse del 15%. Benchè tale valore sia ben lontano ad esempio dallo zero della Germania, dal 5% della Francia, dal 10% di Spagna e Grecia, tale regolamentazione aveva dato un certo respiro ai conti economici delle Librerie indipendenti, rispetto alla totale deregulation preesistente (nella Grande Distribuzione era di prassi il 20% ma si arrivava comunemente al 30, 35 e anche 40%).
Nell’Agosto 2002 la proroga della sperimentazione ha introdotto a sorpresa una modifica molto grave per le sue conseguenze: l’abolizione del capoverso che escludeva le promozioni nel periodo della sperimentazione.
Ciò ha annullato in gran parte l’effetto della sperimentazione che peraltro era già stato inficiato dall’interpretazione Ministeriale (Direzione Generale Ministero Attività Produttive) relativa alla possibilità concessa agli Editori di promuovere campagne promozionali agendo sulla riduzione del prezzo di catalogo di intere collane o settori della produzione.
Certo è anche necessario dare elasticità al mercato però all’interno di regole chiare e trasparenti. E’ invece parso valere il vecchio adagio: “…fatta la legge…..”
Quindi oggi la sperimentazione è stata inficiata dalle promozioni che ciascun operatore, seguendo le leggi regionali, può stabilire (e molte Regioni non pongono limiti) e dalle promozioni editoriali che agiscono sulla leva della modifica del prezzo al pubblico, riducendolo, senza tener conto dei riflessi a valle sugli stock presenti nei punti vendita, svalutando i magazzini degli operatori che di quei prodotti hanno scorte create proprio al fine di garantirne adeguata visibilità culturale e commerciale.

Libri e quotidiani

In un mercato così privo di regole certe ed anche di libertà certe si è inserita la proposta commerciale degli Editori di quotidiani e periodici di allegare libri ai propri giornali.
Una buona idea contro la quale non vale, così come per le vendite dei libri nella Grande Distribuzione Organizzata, né deve valere nessuna idea “proibizionista”.
Devono valere però le regole e le regole dovrebbero perlomeno prevedere, in un Paese che si pone il problema di dare impulso alla lettura, che questi libri possano essere contemporaneamente in edicola e in libreria senza differenze di tempo,tanto più se si tratta di titoli inediti. Sorprende l’incoerenza di grandi Gruppi Editoriali schierati a favore del libero mercato e contrari ai tetti di sconto che invocano, in questa circostanza, limiti e proibizioni per gli Editori di quotidiani.
Analogamente bisogna mantenere nelle Librerie anche il mercato del libro scolastico. Oggi la distribuzione dei testi scolastici nelle Librerie consente, soprattutto nei piccoli centri urbani, la sussistenza di una rete di Librerie importanti per la promozione della lettura e garantisce un servizio continuo ed efficiente. I margini di guadagno di questo mercato sono estremamente ridotti ed i Librai che effettuano questo servizio devono fare i conti con politiche editoriali aggressive che non comprendono certo margini per trattative commerciali.
Occorre quindi pensare, e agire di conseguenza, che proprio il mondo della scuola debba favorire la vicinanza fra studenti e Librerie.
Questi sono i temi che deve affrontare chi è chiamato a legiferare sul nostro mercato. Il 31/12/2004 terminerà questa sperimentazione già molto svuotata di significato e contrastata da lobby importanti e attrezzate che spingono in altre direzioni.
Ma rinunciare a chiedere regole chiare, semplici, trasparenti, sarebbe rinunciare alla nostra dignità di cittadini, di soggetti imprenditoriali, di forze sane che credono nella crescita del Paese.
Noi crediamo nell’importanza dello sviluppo culturale del Paese e sappiamo che questo, anche se in minima parte, passa attraverso le nostre aziende e la nostra professionalità.
A questo ruolo non vogliamo abdicare

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