Storia politica e sociale di Populonia dalle origini alla fondazione di Piombino

2^ Puntata

Manufatti litici scoperti a populonia ( Minto Populonia)

Nella prima puntata abbiamo lasciato il nostro antenato a 40.000 anni fa ora lo ritroviamo dopo 30.000 anni e precisamente a 10.000 anni fa , un altra data importante ,giacché in questo periodo nasce l'agricoltura.

Il nostro antenato scoprì che tra la vegetazione spontanea nasceva una specie di grano da cui si poteva estrarre la farina e farne una specie di pane, ottimo per alimentarsi ma ancora ignorava come coltivarlo .Per la sua raccolta si costruì delle falci di selce con manici di osso. Debbono passare ancora 2000 anni per la comparsa di una vera varietà' di grano ,frutto di un incrocio naturale tra due varietà simili . Tale incrocio dette origine ad un grano simile all'attuale. E in questo stesso periodo il nostro antenato (non si sa come) scoprì che il grano si poteva seminare. La semina contribuì a rendere l'uomo "stabile" giacché non occorreva più spostarsi da una parte all'altra del promontorio (o più lontano) per la ricerca del cibo ma bastava seminarlo vicino alla propria abitazione per ottenerne il cibo necessario. L'uomo per recuperare superfici per la semina, inizia i primi disboscamenti e lungo la costa di baratti e del promontorio costruisce i primi villaggi. Inizia anche in grande scala l'addomesticamento di alcuni animali quali maiali, polli, le oche, le anatre e soprattutto cani, i più antichi compagni dell'uomo Scopre anche che alcune piante come le palme il dattero, l'olivo , il fico, il melo e la vite si possono riprodurre per talea (sotterrando parte di un ramo affinché riproduca radici e diventi indipendente) e così ne inizia la coltivazione . E' l'inizio della rivoluzione agricola.

La facilità dei raccolti e la maggior sicurezza di non restare senza cibo produssero anche maggior tempo libero stimolando la mente e la vita sociale e familiare. E' l'inizio della Cultura. La donna fu la maggior artefice di questa rivoluzione agricola e culturale essa al contrario dell'uomo ;cacciatore, agile, svelto di piede , pronto ad uccidere e spietato per necessita' ; era più passiva , attaccata ai suoi bambini e dedita a sorvegliare e allevare animali di ogni specie e persino ad allattare occasionalmente piccoli animali. Tra i suoi compiti c'era quello di sorvegliare le piante e seminare. Fu così che occupandosi dell'orto compì quei capolavori di selezione e d'incrocio che trasformarono specie selvatiche in varietà domestiche prolifiche e nutrientissime. Fu sempre la donna che fabbricò i primi recipienti intrecciando canestri e modellando il primo vaso di terracotta. Il villaggio era fondamentalmente una sua creazione essendo questo prima di ogni altra cosa un nido collettivo per proteggere e allevare i piccoli. Qui ella contribuì a prolungare il periodo dell'infanzia e della irresponsabilità gioiosa dalla quale dipendeva (e dipende) tanta parte della vita successiva dell'uomo. I primi villaggi del promontorio sorsero vicino alle sorgenti, sulle alture e alcuni protetti dalla palude e dal mare (come le palafitte) .Nel villaggio si formarono le prime strutture essenziali la casa, il forno, la dispensa, la cisterna dell'acqua, il magazzino e il granaio. Vennero costruiti recinti fossati, terrapieni, come protezione contro gli animali da preda. Entro questi recinti i bambini potevano giocare tranquillamente senza che nessuno li sorvegliasse e di notte il bestiame poteva riposare senza essere molestato dai lupi o altri animali feroci. Attorno al villaggio vi erano i campi coltivati sempre più proficuamente. L'ambiente igienico dei villaggi del promontorio era pessimo, ma grazie all'aiuto dei cani (in origine più che guardiani erano eliminatori di rifiuti) e del maiale gli inconvenienti igienici venivano eliminati. D'altronde i rifiuti e il letame prodotti dall'uomo e ammassati nei dintorni del villaggio ebbero una parte importante ai fini dell'agricoltura, grazie ad essi i terreni erano resi perennemente fertili. La quantità di letame che il villaggio produceva era abbondante tanto che veniva addirittura mescolato al fango per intonacare pareti e graticci delle capanne. La vita nel villaggio era condizionata dalla nascita, dalla residenza, dal legame di sangue e dal suolo. Ogni individuo era un essere umano completo che svolgeva tutte le funzioni proprie a ogni fase della vita, dalla nascita alla morte. In unione con le fasi naturali (stagioni, tempo, notte, giorno) a cui si sottometteva anche se provò la tentazione di invocare le potenze magiche per controllare a proprio vantaggio e degli interessi del gruppo. (vedi ad esempio le scene di caccia dipinte sulle pareti delle grotte a fine propiziatorio). Nel villaggio c'era il vicino, colui che viveva a portata di mano e di voce che divideva i momenti critici dell'esistenza, che vegliava i moribondi che piangeva solidale i defunti che si rallegrava ai pranzi nunziali o alla nascita dei figli. Dominato dalla figura della Donna dalla sua natura di madre e protettrice, questo periodo storico vede per mezzo di lei, della sua esperienza la creazione di utensili di pietra ben levigati, recipienti di terracotta, vasi, giare involucri di tutte le specie dai granai alle cisterne per conservare il vino l'olio e altre provviste da una stagione all'altra. Ogni villaggio anche se vicino era un mondo a parte, difficilmente ci si scambiava visite tra villaggi vicini. Il villaggio si presentava come un piccolo gruppo di famiglie (gli storici dicono da 6 a 60 famiglie circa) ciascuna delle quali aveva il proprio focolare, le proprie divinità, il proprio reliquiario e il sepolcreto entro l'arco della casa o del cimitero comune. Tutte le famiglie parlavano la stessa lingua, si riunivano sotto lo stesso albero o all'ombra della stessa pietra, camminavano per lo stesso sentiero percorso dai loro armenti, ognuno insomma seguiva lo stesso sistema di vita e partecipava ai medesimi lavori. La divisione del lavoro era data dall'età , dalla forza, dalle attinenze del singolo. Un ruolo importante era quello degli anziani che impersonavano la saggezza accumulata della comunità ;attraverso la comunicazione verbale essendo la scrittura sconosciuta; e inoltre contribuivano a ristabilire l'ordine richiedendo la cooperazione di tutti ogni vota che questo veniva turbato.

Fine seconda puntata

Enrico Beni

 

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