Il Cotone la storia - dal fascismo ai giorni nostri | pag. III |
Ripercorrendo la storia della classe operaia a Piombino si ripercorre la storia del Cotone e dei suoi abitanti. Siamo nel 1920 e la Classe operaia già organizzata in sindacati cercò di avere più potere nell'organizzazione del lavoro in fabbrica ,istituendo "consigli di fabbrica" ma nello steso tempo iniziò la crisi della siderurgia a causa della riduzione del mercato, dalla carenza di materie prime e dalla mancanza di commesse da parte dello stato che era stato fino ad allora il principale consumatore. Vennero licenziati più di 200 operai e furono chiusi i reparti altiforni, laminatoi e forni a coke. Nel frattempo l'inflazione contribuì a portare i prezzi dei consumi alle stelle e la disperazione portò a scioperi che degenerarono in assalti a negozi , furono innalzate barricate in città e al termine si contarono 2 morti e 18 feriti e 40 arresti . Alla testa del movimento operaio si affermò dopo varie diatribe la corrente socialista (FIOM)la corrente anarchica fina ad allora molto forte , passò in minoranza. Iniziò così una lunga trattativa con le aziende ,che pretesero per "par condicio" fossero presenti anche le altre organizzazioni sindacali (Confederazione Cattolica, UIL. USI) ma la FIOM rifiutò , dopo nuove minace di scioperi, di licenziamenti da parte dell' ILVA (1200 operai) l'occupazione degli altiforni a Portoferraio e la richiesta del prefetto di Pisa di navi da guerra nelle acque vicino Piombino si arrivò in sede governativa a siglare un accordo che soddisfece la classe padronale e tranquillizzò la borghesia. Nel 1921 a Livorno si ebbe la scissione del PSI uno dei più forti rappresentanti , fino ad allora della sinistra, e nacque il PCI. A Piombino fu fondata la prima sezione locale a cui aderì tuta la sezione dei giovani socialisti. La crisi dell'industria locale portò anche alle prime schermaglie con il partito fascista fondato da pochi anni prima (il 23 marzo 1919) a Milano da Benito Mussolini (ex socialista). Nelle zone circostanti a Piombino si verificarono numerosi scontri tra operai e fascisti e numerose amministrazioni locali furono sciolte, Nel luglio 1921 fu costituito a Piombino dal socialista Mingrino il 144° battaglione degli Arditi del Popolo con il compito di difendere la popolazione dai soprusi fascisti mentre il ministro degli interni aveva ordinato al Prefetto di Pisa di usare la massiama repressione contro chi minacciava i fascisti infatti di li a poco il battaglione degli Arditi fu disciolto. Nel 1922 nonostante al tenace resistenza della classe operaia e dei cittadini e la proclamazione dello sciopero nazionale legalitario ( che fallì) anche a Piombino subentrò la "normalizzazione fascista" con consenguenti devastazioni incendi e violenze fisiche. A Giugno dello stesso anno l'amministrazione socialista dopo aver governato per molti anni, si dimise. Vennero espulse dalla città ben 130 famiglie di sindacalisti per indebolire la "resistenza " operaia e di li a poco una squadraccia di fascisti assassinò presso Campo alle Fave due Operai comunisti. L'ing. Arturo Piccioli direttore della Magona fu il primo degli industriali locali che aderirono al nuovo regime inserendo nuovi quadri dirigenti locali di fede fascista e dando spazio a nuovi sindacati fascisti che presero il posto delle vecchie organizzazioni . Dapprincipio questi sindacati avevano una loro autonomia e potere che persero con l'avvento dello Stato-Partito e con una nuova disciplina del diritto di sciopero che deferiva alla giustizia i contravventori e così di fatto l'ultimo sciopero nella zona fu quello del 1927 preso la miniera di Campiglia marittima da parte delle operaie contro una multa elevata ingiustamente ad una delle dipendenti. Poco dopo si giunse perfino a ridurre i salari. Nel 1931 l'occupazione nelle fabbriche scese da 2500 a 1300 unità e Piombino divenne una città fascista dove chi non aveva la tessera si poteva dimenticare di lavorare. Così la classe operaia divenne "dormiente" e riversò le sue attenzioni su altre cose . La chiesa con padre Giustino e altri cercò di venire incontro ai più deboli ma come abbiamo visto nel capitolo precedente , non era benvista perché agli occhi degli operai la chiesa quella ufficiale era amica del Fascio e dei Padroni che si dicevano cristiani ma poi agivano in tutt'altro modo. riportiamo dal documento "Chiesa e questione operaia " tenuto a Piombino nel 1984 alcuni passi dell'allora Vescovo Don Lorenzo Vivaldo, sulle posizioni della Chiesa verso i lavoratori a fine ottocento e primi novecento per comprendere quel difficile periodo. Vivaldo cita due autori uno è Acerbi autore di:Chiesa e movimento dei lavoratori in Italia (1983) Acerbi riporta: "Il rapporto con il movimento operaio - forza rivoluzionaria, allora, ed in ogni caso forza di mutamento sociale- non poteva perciò, che essere fortemente problematico a causa di tensioni all'interno di una comunità, di cui non era francamente ipotizabile una conversione unanime a fianco del movimento operaio... All'incontro con il movimento operaio si opponeva , al di là degli di certe parti della comunità crsitiana, anche un fattore più diffuso, cioè l'eredità antirivoluzionaria.. In larghi strati dell'opinione pubblica cattolica l'ordine era recepito come un valore da difendere dall'alto. Di conseguenza, l'azione operaia ed i suoi strumenti erano ridotti puramente a "disordine" e quindi rifiutati. L'altro autore è O. Martina autore di "La chiesa dell'assolutismo , del liberalismo, del totalitarismo (Brescia 1970) Martina riporta : " E' doveroso riconoscere che se i cattolici non sono rimasti estrani alla nascita di un nuovo ordine sociale fondato su una migliore comprensione della dignità della persona umana, essi si sono mossi in ritardo, per un complesso di inibizioni, non hanno saputo trarre dalla loro fede la carica pacifica ed insieme rivoluzionaria che il marxismo ha derivato dalla coscienza di rappresentare gli interessi dei proletari e dalla solidarietà sociale. |
|
|||||||||||||||||||
Padre Giustino oltre l'orfanotrofio
presso il convento dell'Immacolata aveva come si è detto
fondato L'asilo del Cotone una realtà che durò
sino ai primi anni 40 (1944) gli operai nonostante che frequentassero
poco la chiesa vi mandavano i loro figli .
|
|
|||||||||||||||||||
Dopo un lungo periodo di pace e di dittatura arriva la guerra e la chiesa del Cotone viene distrutta e viene ricostruita solo molto più tardi nel 1965.
|
|
|||||||||||||||||||
Il Cotone rimase senza chiesa sino a metà degli anni '60 e nessuno sentì il bisogno di costruire una nuova chiesa anche perché dopo la fine della guerra il Cotone era diventata un roccaforte della sinistra e quasi nessuno sentiva la necessità di una chiesa considerata nemica dei lavoratori eppure la chiesa cent'anni prima con la "Rerum Novarum" aveva espresso chiaramente la sua preferenza per la classe lavoratrice e la sua condanna del capitale così come l'aveva espressa Marx ma con una enorme differenza che la sua rivoluzione era ed è diretta a cambiare le coscienze senza violenza e armi ma solo con quella stessa parola che 2000 anni prima aveva fatto nascere il cristianesimo. Ricordiamo ancora dall'intervento di Don Lorenzo Vivaldo una eloquente citazione dal romanzo di Gerges Bernanos "Diario di Un curato di campagna" che esprime in modo inequivocabile da che parte è sempre stata la chiesa ma che purtroppo molti non sapevano e non sanno perché una vivace propaganda sia di destra che di sinistra ha sempre distorto o taciuto la verità , quella verità come dice Gesù "che vi farà liberi". Dalla voce del vecchio parroco del romanzo veniamo a sapere che " Voi la leggete tranquillamente (la Rerum Novarum n.d.r) , scorrendola come un pastorale quaresimale qualsiasi. Allora, piccolo mio, abbiamo sentito tremare la terra sotto i piedi. Che entusiasmo ! L'idea così semplice, che il lavoro non è una merce, sottomessa alla legge della domanda e dell'offerta, che non si può speculare sui salari, sulla vita degli uomini, come sul grano, sullo zucchero e sul caffè, questo sconvolgeva le coscienze... Per averla spiegata dal pulpito, fui preso per un socialista !" (questo brano ci ricorda che anche oggi , con i contratti a termine i lavori a progetto la legge Biagi e quand'altro il lavoro è ridotto a merce e gli operai a schiavi) |
|
|||||||||||||||||||
NEL 1965 Mons Baldini con decreto del 1 gennaio venendo incontro a numerose richieste degli abitanti della zona del Cotone ma soprattutto delle campagne vicine eresse una nuova chiesa parrocchiale al Cotone, smembrando il territorio della parrocchia dell'Immacolata e intitolandola alla Vergine SS. del Rosario; l'autonomia dalle altre parrocchie della città fu favorita dall'esistenza della chiesa voluta da Padre Giustino Senni come abbiamo visto distrutta da un bombardamento e ora ricostruita in altra zona un pò più a nord ovest della vecchia chiesa con una casa per il nuovo parroco. . In data 3 febbraio 1965 lo stesso Padre Tarcisio venne nominato Economo Spirituale della nuova parrocchia e successivamente il 1 aprile 1966 primo Parroco.Ma la zona era ostica e la chiesa poco frequentata e dopo varie alternanze di parroci si arrivò al 1985 dove un sacerdote della famiglia dei Missionari Saveriani di Parma e una missionaria laica lasciavano lo Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo), dopo più di un decennio di presenza in questo Paese, per dar vita in Italia ad un Centro di formazione alla vita missionaria, proponendo una forma particolare di partenza e di presenza in missione. Tornando dall'Africa portavano con loro la ricchezza e la vitalità che lo Spirito Santo suscita in diverse Chiese del Sud del mondo, e questo 'scambio tra chiese' hanno cercato di portare in dono alla Chiesa Italiana che li aveva inviati anni prima in Zaire. Dopo un periodo di ricerca e di ascolto si sono stabiliti in Toscana, nella Diocesi di Massa Marittima - Piombino, accolti a cuore aperto dal Vescovo di allora, Lorenzo Vivaldo. Quando fu loro affidato un quartiere particolare e abbandonato alla periferia di Piombino, Il Cotone hanno assunto con criteri missionari la cura pastorale della parrocchia, dando così vita contemporaneamente ad una comunità cristiana viva nel territorio e al Centro Fraternità Missionarie (CFM) per la formazione di persone, preti e laici, che sentono la chiamata della missione ad gentes. L'impegno fondamentale, dunque,
che li ha spinti a a rientrare in Italia è stato quello
di far nascere e crescere il CFM: ma perché in una parrocchia?
Perché la parrocchia è il contesto ideale per la
formazione di Fraternità Missionarie, secondo la modalità
di presenza in missione Essa , infatti, se gestita ed animata.
con criteri missionari che fanno di essa una 'famiglia' di piccole
comunità cristiane di territorio che vivono nel loro ambiente
Comunione e Missione, è un elemento formativo importante
nella crescita umana e spirituale dei futuri. missionari. La
formazione dei partenti del CFM passa così inevitabilmente
anche per la comunità parrocchiale che ne rimane coinvolta
in modi diversi, aiutando a cogliere meglio la dimensione ecclesiale
della vita cristiana e la sua apertura ai bisogni del territorio
e del mondo. Stando in parrocchia il CFM vuole anche testimoniare
una delle possibili vie per animare in modo missionario la pastorale
ordinaria. A partire da questi inizi prende forma poco alla volta
l'attuale vita della parrocchia . DALLA LETTERA TESTAMENTO DI PADRE CARLO UCCELLI DECEDUTO NEL DICEMBRE 2021 A Piombino, per formare
laici missionari OGGI 2021 LA COMUNITA', SENZA UN SACERDOTE MA FEDELE AL PENSIERO DI PADRE CARLO CHE L'HA AIUTATA AD EMANCIPARSI, LA DOMENICA INVECE DELLA MESSA CELEBRA LA LITURGIA DI GRUPPO SOTTO LA VISIONE DI EMMA GREMMO. HA ANCHE UN GRUPPO SU WOKS APP INTITOLATO "COMUNITA' IN USCITA" DOVE SI SCAMBIANO NOTIZIE, PENSIERI E REGISTRAZIONI DELLE LITURGIE ED ALTRE COSE CHE RIGUARDANO LA COMUNITA'. |
|
|||||||||||||||||||
|
|